One Big Colours: una festa di colori e di civiltà per mobilitare il territorio

Oggi ho il gran piacere di raccontarvi di un altro giovane e in gambissima amico del Lab, Simone Moriconi, che con un gruppo di amici si è inventato una gran bella iniziativa per sostenere e stimolare il proprio territorio.
Sì, perché mentre molti (purtroppo, moltissimi giovani) stanno fermi a lamentarsi, c’é chi non ci sta e suona la carica! Bravissimi, ragazzi!
Ecco l’intervista al buon Simone:
1) Ciao Simone, anche se sei un amico storico del Lab, ti chiedo di dire due parole su di te: chi sei e che cosa fai nella vita
Ciao Fulvio, grazie dello spazio! Ad oggi mi occupo di marketing, e-commerce e comunicazione on-line e off-line. Lavoro per un’azienda della mia zona, ma faccio anche il blogger e, quando capita, fornisco di servizi di consulenza marketing “low-budget” per piccole aziende e organizzazioni. Poi ho qualche progettino in cantiere, ma ora è presto per parlarne 🙂
2) Sei un giovane laureato “magistrale”. Molti, alla tue età, sognano multinazionali o “lavori in giacca e cravatta”. Tu, invece, mi sembri molto attaccato al territorio e alle tue radici. E’ così?
Sì, dopo una breve esperienza in una multinazionale ho capito che quello non era l’ambiente adatto a me. E’ vero che se si è capaci (e fortunati) si può fare carriera, ma credo che il rapporto tra gli sforzi che si fanno e quello che si ottiene alla lunga sia negativo. Ritengo che una buona qualità di vita passi tramite coltivare gli affetti e darsi da fare nei propri luoghi di origine. Vedo sempre meno ragazzi allettati dai “palazzoni di vetro” del mondo corporate.
3) A tal proposito, credo che tu abbia da presentarci una recente iniziativa che hai organizzato nella tua città natale. Ce ne parli?
Certo! Innanzitutto preciso che l’iniziativa è frutto del lavoro di tutti i ragazzi di Fabricamenti, associazione culturale nata da un anno circa, con l’obiettivo di contribuire alla crescita sociale, economica e culturale di Fabriano (An) tramite la ricerca di modelli di sviluppo alternativi e la valorizzazione di potenzialità e risorse “dormienti” presenti sul territorio.
L’evento che abbiamo organizzato si chiama “One Big Colours” ed è la prima festa dei colori di Fabriano, ispirata alla celebrazione indiana di primavera che annulla le differenze di casta, rendendo per un solo giorno tutte le persone uguali.
Prendendo spunto dallo spirito Holi, abbiamo creato un concept di festa, che replicheremo nei prossimi anni, con un duplice obiettivo:
a) favorire l’integrazione tra comunità diverse della città (quest’anno hanno collaborato con noi le comunità indiana, senegalese ed altre associazioni locali);
b) realizzare un evento partecipato in un luogo poco conosciuto, ma molto suggestivo, facendo così anche un po’ di sana promozione territoriale.
L’evento è stato ripreso anche a livello regionale dal TG3 e da vari quotidiani locali.
Dato che lo spirito dell’associazione è quello di creare condivisione, collaborazione e coinvolgimento volontario, abbiamo deciso di ricorrere alcrowdfunding (tramite Eppela) per finanziare l’evento, riscuotendo grande successo e raggiungendo l’obiettivo prefissato in pochi giorni.
Questa mi sembra una bella dimostrazione di come lenuove modalità di finanziamento funzionino e di come le persone siano disposte, anzi, abbiano voglia, di fare e dire la propria in progetti che sentono stimolanti e in linea con la propria visione del mondo.
4) Dopo aver realizzato l’evento, al di là delle soddisfazioni personali, quale traguardo pensi abbiate raggiunto? Quale contributo pensate di aver dato a un territorio pesantemente colpito dalla crisi e, forse, alla ricerca di una nuova identità?
Il fatto di aver realizzato questa iniziativa in un momento così critico per il territorio (vedi caso Indesit) assume un significato particolare. Più che dare un contributo, secondo me, abbiamo lanciato un segnale: quello di non abbattersi nel grigiore delle prospettive, ma di rimettersi in gioco, di ridare colore al futuro con un po’ più di freschezza e leggerezza.
Personalmente credo che il cambiamento arriva quando si comprende che non bisogna aspettare che le cose arrivino dall’alto. Il “fare” e l’attivismo sono, e saranno, al centro di nuovi modelli di sviluppo economico e sociale.Le persone dovranno sempre più attivarsi in prima linea per realizzare idee e progetti, anche rischiando di fare salti nel vuoto. Volevamo segnalare che è fondamentale fare rete nel proprio territorio e con altri territori, allacciando rapporti tra comunità locali, associazioni ed enti istituzionali in iniziative che possano contribuire a sviluppare una nuova mentalità.
E’ ora di riempire quel vuoto culturale e propositivo che le grande industrie hanno lasciato, in cambio di un benessere economico che piano piano si sta esaurendo. E a fare questo, spetta a noi.
Beh, è chiaro che una festa non risolve il problema della Cassa Integrazione. Quello che bisogna constatare è che le proteste, seppur assolutamente legittime, serviranno a ben poco contro le decisioni ormai prese dal management di queste aziende e che al massimo certe decisioni drastiche potranno essere procrastinate.
Quello che è pensabile, partendo dal significato di condivisione creativa della festa, è di riuscire a creare, in futuro, un polo di competenze locali, come ormai sempre più ne stanno nascendo in giro (pensiamo a FabLab, oppure a Spazio Grisù, come laboratori di start up innovative, anche di natura produttivo/artigianale.
Mi è piaciuto molto un esempio, quello di Ri-Maflow, dove gli ex-lavoratori di una fabbrica hanno occupato uno stabilimento dismesso e hanno avviato una produzione autonoma. Ecco, penso che la strada sia questa, o almeno anche questa!
Simone Moriconi lo trovi anche su Twitter!
Fulvio for Experyentya