Le Iene scelgono Linkem: vediamo…

A mio avviso, è uno dei pochi programmi che oggi si salvano in Tv (assieme a Il Testimone, Che tempo che fa, Report e qualche altro), almeno sulla Tv generalista.
I servizi che fanno Le Iene sono decisamente interessanti, spesso d’inchiesta pura. Impari un sacco di cose, ti indigni, ti fai qualche sana (e a volte amara) risata. Basti pensare ai servizi con i politici ignoranti.
Sì, Le Iene rappresentano un format solido, sono degli opinion leader e sono anche un brand…
E proprio su questo voglio concentrarmi. Un brand, lo si sa, vale quando è noto e quando fa proseliti, ovvero quando è seguito, rispettato, quando è visto come un forte segnale di valore e, in casi come questo, anche di valori.
E quali sono i valori portanti del brand Le Iene? Beh, mi viene da dire: sincerità, schiettezza, neutralità, valenza sociale, attenzione a minoranze e più deboli, ironia/autoironia, irriverenza, indipendenza.
Si tratta di valori importanti, capaci di intrigare un’ampia platea, in particolar modo giovane e giovanile.
Bene, è evidente che quando un brand riesce a diventare questo abbia in mano un gran potenziale di valore e che diventi appetibile anche per una serie di possibili partnership.
Ma come si sono mosse finora Le Iene sul fronte della monetizzazione del valore del brand?
Innanzitutto, su Fivestore è ampio il catalogo degli oggetti di merchandising ispirati al mondo di questi particolarissimi inviati d’assalto.
Poi si arriva al capitolo del co-branding, dov’é scontato che un brand come questo faccia gola a molti, sia per intercettare il bacino di utenza del programma e dei suoi sostenitori, sia per rafforzarsi in termini di posizionamento, in virtù dell’accostamento con quei valori di solidità, credibilità, irriverenza a cui facevamo cenno prima.
E su questa basi nacque, se ricordate, il modello Clio Le Iene, della Renault.
Altra iniziativa di co-branding, recente, è quella con Ferrero, per la nuova campagna Kinder Bueno, incentrata sulla partecipazione degli utenti alla creazione di contenuti (crowdsourcing) e, appunto, sulla giocosa contaminazione con l’immaginario di marca de Le Iene.
Tutto bene, quindi, con un’evidente attenzione di fondo, anzi, duplice, direi:
– non “sporcare” il brand, con iniziative poco coerenti con quel mondo;
– non essere troppo presenti, non essere troppo commerciali.
Però, ecco che arriva l’iniziativa a sorpresa:
Ebbene sì, Le Iene escono allo scoperto e diventano testimonial pubblicitari, reclamizzando un’azienda che opera in un comparto complicato come quello delle telecomunicazioni, tradizionalmente non uno dei migliori quanto a correttezza, trasparenza e affidabilità…
Perché lo hanno fatto? Sembra che fosse necessario fare cassa e che quindi la scelta non fosse più rinviabile.
Come ragionamento, chiaramente ci può stare, ma la decisione è comunque delicata. La scelta di puntare su un operatore minore una sua logica ce l’ha, magari sostenendo che si tratta di azienda giovane e dinamica, ecc, ecc.
Ma il punto è che si deve trattare di un’ottima azienda, dalle sane doti morali, possibilmente un’azienda umana. Poi il prodotto deve avere potenziale. E’ evidente che se queste condizioni non si verificano, l’appoggio che si dà al brand “finanziatore” rischia di produrre un colossale effetto boomerang.
Vedremo cosa succederà, ma considerando quel che si dice sulla qualità del servizio Linkem, un po’ di dubbi li ho. Del resto, i commenti sul web possono essere anche gonfiati e pilotati e visto che non ho maturato un’esperienza diretta con quest’azienda mi astengo da giudizi definitivi. Sono però curioso di vedere quanto quest’operazione eventualmente toglierà a Le Iene in termini di credibilità/indipendenza, quindi di capacità di esprimere una leader (credibile) di opinione, posto che a Linkem porterà di certo un enorme vantaggio, vista la forza del treno a cui si è agganciato…
Fulvio for Experyentya