L’estetica dei luoghi di lavoro come strumento di marketing (interno).

Ogni volta che faccio ritorno dalla mia amata Costiera Amalfitana passo davanti ad un cementificio in Umbria e non posso fare a meno di rimanere colpito dalla sua imponenza e dal suo grigiore.

Così, capita sicuramente ad ognuno di noi di passare davanti a capannoni, fabbriche, laboratori, ma anche uffici che danno un immediato senso di tristezza e di “costrizione“.

Sempre, in queste circostanze, mi viene da pensare come, al contrario, l’estetica dei luoghi di lavoro sia un fattore rilevantissimo, sia per chi guarda questi luoghi dall’esterno (clienti, partner, fornitori, ecc), sia per chi ci lavora quotidiamente.

Chiaro, un’appagante estetica dei luoghi di lavoro fine a sé stessa non servirebbe a nulla, perché è necessario che sia combinata con altri aspetti, come lo stile di leadership, la sicurezza, la cultura ed il clima aziendale, ecc.

Tuttavia, possiamo anche dire che, di solito, per arrivare ad avere attenzione al fattore estetico, come tassello importante di un concetto di “vivere e lavorare bene”, tutto il resto dovrebbe venir da sé.

Possiamo fare una riflessione più generale, là dove, nel marketing, l’estetica è di certo diventato un must, un’importante base di differenziazione e di qualificazione sul mercato.

Ne avevamo parlato già in un bel post di Fabio Valerio in relazione ai prodotti e, in qualche modo, ne abbiamo parlato recentemente nel post su Lafayette in relazione all’estetica dei luoghi di vendita, aspetto sempre più importante nell’era (postmoderna) delle esperienze.

Ma oggi, per l’appunto, il marketing (più in generale, il buon management) richiede di prestare attenzione anche all’estetica dei luoghi di lavoro.

Così, mi sembra molto interessante il caso Thun, dove, in linea con quanto previsto dai principi del marketing interno (1), si è abbracciata la filosofia dello “stare meglio per lavorare meglio“.

Thun, infatti, promuove il progetto “Life Quality“: uffici arredati secondo i principi feng shui ed i criteri della bioarchitettura (alle pareti terra cruda, che ha proprietà curative) e, per di più, durante le pause sono previsti corsi di ballo per sciogliere la tensione.

Direi niente male…

Tutto questo non può prescindere, ma si accompagna, ad un’attenta e coerente (con la propria mission e filosofia) selezione del personale e presumibilmente ne accresce la produttività e la capacità di sopportare e gestire lo stress, abbatte le resistenze al cambiamento, stimola lo spirito di squadra e l'”attaccamento alla meglia“, che probabilmente aiuta anche a superare (in team) periodi di crisi.

Una specificazione doverosa: nell’attuale fase (avanzata) della postmodernità non credo che “estetica dei posti di lavoro” significhi più uffici high-tech e superchiccosi (quelli da grande città “cool”).

Da questo punto di vista, credo che la tendenza verso ritmi più “slow” e verso una maggiore qualità della vita inciderà, a vantaggio delle location apparentemente più dimesse, ma autenticamente esperienziali.

In tal senso, mi ha colpito molto la decisione di un’agenzia di comunicazione molto dinamica di Reggio Emilia, con cui siamo in contatto, che dopo aver investito inizialmente in una bella sede cittadina con tutti i crismi dello “stile business“, ha poi preferito spostarsi (ingrandendosi) in una bella sede di campagna (un suggestivo casolare):

A tutto vantaggio della creatività e dello “stare bene”.

Direi che da questo punto di vista anche noi siamo “sul pezzo”, visto che nei nostri progetti c’è l’insediamento in quel di San Teodoro, sulle simpatiche colline romagnole 🙂

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2 commenti

  1. Qualche giorno fa sono passato davanti alla sede della Thun mentre andavo dagli amici di Elation ed ho avuto un ottimo impatto. Fra i vari capannoni ed edifici con (spesso) vane pretese di stile, questo mi ha colpito positivamente. Ho percepito il senso di piacevolezza e relax; immagino che la stessa cosa valga per i dipendenti. Credo che questa leva sia davvero azzeccata nel mondo postmoderno. Peraltro, è bello notare la coerenza con lo stile degli store che si trovano in giro per le città. Sì, un bel caso, anche da Tesi se qualcuno vuole raccogliere!

  2. Ritorno sul pezzo, dopo aver letto questa notizia sul report mensile di Pambianco: “Thun lancia la Thuniversity, un progetto composto da due iniziative: la prima legata ad un tipo di formazione del personale specifica e mirata in armonia con le strategie dell’azienda; la seconda consiste nel portare in Italia il progetto, già attuato in Cina, che coinvolge i collaboratori nel lancio di nuove idee per migliorare i prodotti e l’organizzazione
    interna.
    “Attraverso la Thuniversity vogliamo fissare nuovi standard di riferimento per la formazione dei collaboratori e degli imprenditori in franchising. Tali
    iniziative, oltre a garantire la crescita professionale dei dipendenti, trasmettono certezze e fiducia in un futuro migliore, permettendo inoltre di costruire un vantaggio competitivo in un periodo economico così particolare”, ha commentato Luciano Roberti, AD Operation di Thun.
    Il corso di formazione per imprenditori in franchising Thun prevede diverse proposte e coinvolgerà almeno 440 dipendenti dei 250 punti vendita”.
    Non c’è che dire: caso esemplare, pieno di coerenza e programmai molto chiari.

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