Valis: che tormentone!

Lo ammetto, non ci dormo da mesi! E’ diventato un tormentone mica da ridere!

Quanto tempo a domandarmi: ma chi cavolo é questo Valis? Che marchio è? Chi c’è dietro?

Lo ammetto, devo dire che per un certo periodo ho sospettato si trattasse di una sorta di “infiltrazione aliena“.

Per la rapida ed imponente penetrazione commerciale e per i codici cromatici utilizzati ho pensato subito ad un ritorno dei Visitors

Mi sono quasi tranquillizzato quando sono andato a spulciare sul web e mi sono reso conto che c’era lo zampino dell’Iper.

In sostanza, in un processo di sistematico rafforzamento della propria posizione competitiva e di ampliamento del “proprio” portafoglio prodotti/brand, la “grande I” ha ben pensato di raggruppare tutte quelle referenze che prima proponeva con il “primo prezzo” e che collocava al “livello pavimento” degli scaffali sotto un marchio unificante, appunto il famigerato “Valis“.

La logica è quella ben conosciuta dei marchi commerciali, ovvero: “disegnare” la gamma – cercare i fornitori cui affidare la produzione – curare la comunicazione e (giocando in casa) la commercializzazione.

Ok, fin qui tutto apparentemente regolare, almeno per quanto concerne la “dinamica“, ma secondo me un operatore che finora sul mercato è risultato più efficace e convincente di gran parte dei suoi competitor, questa volta ha toppato.

Capiamoci: l’idea di fondo, di mettere ordine nel calderone dei primi prezzi con un unico marchio, potenzialmente rassicurante, tiene, ma sono le scelte operative che lasciano molto perplessi.

Punto 1: non c’è l'”ombrello” dell’Iper, che sulle confezioni dei prodotti non figura, quindi un fattore potenzialmente molto rassicurante per il cliente-tipo viene meno.

Come dicevo in apertura, io mi sono chiesto chi fosse questo misterioso “signor Valis” ed ho pensato subito ad un imprenditorozzo vecchio stampo, a caccia di quote di mercato con logiche molto retrò, di grigissimo orientamento alla produzione, con dubbia attenzione alla qualità.

Punto 2: vogliamo ragionare sul naming? Mah, sinceramente a me Valis fa pensare a prodotti scadenti, magari per la pulizia della casa.

A voi?

Punto 3: ragionando ancora sul branding ed in modo strettamente collegato al punto precedente, c’è un evidente problema di scelte cromatiche per logo e packaging, che si collega, poi, alle scelte di composizione della gamma (cfr. Punto 4).

Colori (rosso e bianco) da “candeggina del discount”, o giù di lì, per tutte le referenze e grafica imbarazzante.

Punto 4: come si diceva, occhio alla gamma, con un portafoglione amplissimo, che va dalla carta igienica ai prodotti alimentari, per arrivare alle mutande.

Tutto rigorosamente con quel brand e con le medesime scelte di packaging.

Insomma, l’impatto con queste referenze (per quanto riguarda l’Iper di Pesaro, oramai presenti in tutti i reparti) è “forte” e riporta molto indietro nel tempo, ad un retail molto anni ’80.

Detto questo, guardo un attimo in casa e mi ritrovo circondato: un pacchetto di caffé (costava 0,78€…), i fazzoletti di carta per il naso (150 in confezione unica a 0,80€…), l’alcool (costava 0,40€…), l’ovatta, ecc, ecc…

Che sia iniziata l’invasione???

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27 commenti

  1. Quanto al punto 1: penso che l’Iper abbia scelto di non accostare i brand per evitare il rischio cannibalizzazione.
    Sono invece d’accordissimo sulle scelte di naming e le scelte cromatiche utilizzate… non proprio il massimo soprattutto per quanto riguarda la categoria food!
    Però alla fine sembra che ti abbia convinto, no? O forse è meglio dire “conquistato”?

  2. Anche a me non piacciono per niente come packaging..
    A me ricorda l’upim degli anni ’80 non so perchè.
    Molto meglio i colorati ‘tarocchi’ dei discount!

  3. Sono andata a documentarmi su internet, ho scritto VALIS,…. e avevi ragione,…. è iniziata l’invasione, dalla Wikipedia Valis è una trilogia, tra cui un libro è proprio intitolato “Divina invasione”… a parte questa nota che lascia il tempo che trova credo che il motivo per cui non abbiano fatto comparire “la grandi I” sia non tanto per la paura di cannibalizzare i marchi – visto che Valis ha un posizionamento completamente diverso da quello che ho potuto capire – quanto quello di non screditare il marchio “I”. Scelta alquanto opinabile a mio avviso, dopotutto non sarebbe l’unico caso di Grande distribuzione che fa la linea cheap (es. Auchan solo per dirne uno) e non credo che vada a diminuire il valore del marchio a ombrello. Anzi, come dicevi Fulvio, credo proprio che avrebbe avuto una funzione di rassicurazione. NAMING e BRANDING,… io ho pensato a un medicinale, capisco il fatto di usare solo due colori per risparmiare sulla stampa in quadricromia, ma almeno cerchiamo una grafica decente!!!!
    mah,… a volte si rimane allibite su certe scelte di aziende di un certo calibro, ci si aspetta una maggior professionalità nelle scelte strategiche e operative,…

  4. ma infondo che importanza ha il fattore cromatico, cio’ che importa credo sia il contenuto.
    a qualc’uno puo’ o meno piacere, a ognuno la propria scelta,EVVIVA IPER.

  5. che importa il colore o il confezionamento? alla fine conta la qualità ed il suo rapporto con il prezzo. I prodotti sono buoni e costano veramente poco. Questo è il punto centrale, tutto il resto sono chiacchiere

  6. Ciao a tutti….è da un po’ di tempo che io e la mia ragazza scherziamo su Valis,xk io sono tirchio,lo ammetto.
    Però oltre alla tirchiaggine, sono molto scrupoloso e questo è un bene.
    Se infatti come marchio(colore,ecc)non è il massimo, basta controllare chi ha fatto quel prodotto, per avere delle piacevoli sorprese!
    Non sempre è scritto chi esattamente ha confezionato il prodotto,ma è suff vedere la via e la città x capire che è un noto brand o meno.
    Es. i succhi di frutta Valis(almeno qlli in brik) sono fatti dalla Sterilgarda, brand conosciuto.
    E poi ci sarebbero infiniti esempi.
    Quindi Forza Valis!!!

  7. Bello vedere quanto entusiasmo susciti un brand…
    Rispondendo all’ultimo commento, quello di Samuele, dico che è vero, conta la sostanza, ovvero la qualità dei prodotti, che per diverse referenze Valis non è male. Il consumatore scaltro di oggi tende a valutare il reale valore dei prodotti.
    Del resto, è anche vero che pure l’occhio vuole la sua parte e che le scelte compiute da Iper in questo caso sono a dir poco criticabili. Diciamo che avrebbe potuto conquistare una fetta di mercato molto più ampia, ma probabilmente non ha voluto farsi concorrenza in casa, con la linea a marchio “Iper”.
    Non vedo altre spiegazioni plausibili…

  8. Complimenti a tutti! Vi mangereste una schifezza sborsando 5 euro ma con la bella confezione e un bel nome- Certo che se giudicate un prodotto dalla confezione siete messi proprio bene!

  9. Anche a me non piacciono per niente come packaging..
    A me ricorda l’upim degli anni ’80 non so perchè.
    Molto meglio i colorati ‘tarocchi’ dei discount!

  10. Basta guardare oltre confine (parlo della Svizzera essendo io del nord Italia) per conoscere marchi come Budget di Migros che da anni sono presenti in quel mercato. Se cercate su google vederete che il packaging di questi prodotti è veramente orribile ma, malgrado ciò, si tratta di articoli di buona qualità ad un prezzo molto contenuto. Una grafica scarna è utile perchè fa capire subito che il prodotto non bada all’immagine ma alla sostanza. Quasi come una giustificazione per spiegare il basso costo senza far intendere una perdita di qualità dello stesso. Era un po’ il motto dei primi discount: “non paghi la pubblicità e non perdi in qualità”

  11. Caro/a ASyd, non è assolutamente un discorso di “molta pubblicità vs molto fumo negli occhi”, a scapito della sostanza.
    Nel post sottolineavo solo come basterebbe poco per rendere questa “gamma interna” ancora più interessante, vincendo le resistenze di molti consumatori potenziali.
    Sarei pronto a fare una scommessa in tal senso.
    In ogni caso, ribadisco come la difesa (d’ufficio???) di Valis quasi commuova…

  12. mi viene proprio da ridere se si giudica un prodotto solo dalla confezione senza averlo mai provato.
    Io ho comprato i bianchetti a nastro della valis che costano 2,50€ e funzionano meglio di quelli che compravo in cartoleria che costavano 4€ e si spaccavano x niente.

  13. Non ci siamo proprio…
    Qui le ipotesi sono due, a questo punto:
    a) non riesco proprio a farmi capire (può essere);
    b) gli amici di Valis gestiscono in modo criticabile l’integrità del brand sul web (occhio ragazzi, perchè il web 2.0 ha le sue regole…).
    Sempre aperto al confronto…

  14. ma credo che l’obbiettivo sia stato centrato comunque, l’obbiettivo era creare un prodotto a basso costo per un certo tipo di clientela ma che non andasse a fare concorrenza ad altri prodotti già ben posizionati e che creano guadagno, come nel turismo questi qua hanno capito che per prima è importante fare presenze e dopo ne parliamo dei guadagni.
    A parte questo, devo comperare il tritatutto, ho brucciato quello della moulinex, cosa mi consigliate quello della valis a 19.9 o quello del LIDL 12.9??? mamma mia che dilema!!!

  15. Ciao Ricardo!
    Parto dalla fine: già, bel dilemma. In questo caso, io come consumatore guardo chi produce realmente il prodotto e cerco di farmi un’idea in più. A parità di condizioni, chiaramente, come tutti, vado sull’opzione dal prezzo più basso.
    Per il resto, tornando sul nostro tormentonissimo Valis ed avendo maturato nel frattempo anche maggiore esperienza come acquirente Valis, confermo che di base la gamma è interessante, ma che potrebbe fare molto di più con relativamente pochi accorgimenti. Di questo sono sempre più convinto.
    In generale, direi che anche a prescindere dalle conseguenze specifiche prodotte sui consumi dalla Crisi si tratti di un brand che (pur potendo fare molto meglio) si inserisce bene nel paniere d’acquisto di un cliente (quello postmoderno) più “libero” e smaliziato, che non si fa problemi ad inserire la referenza “anonima” accanto a quelle più “titolate”.

  16. Salve a tutti.
    Ho inziato anche io a sbattere la testa sul web alla ricerca di qualche sede principale, o qualunque cosa concretamente collegabile alla VALIS.
    E niente. Per capodanno, io e i miei amici abbiamo preso tutto Valis.
    Io seguo una dieta scrupolosa, e guardo tutto sull’etichetta.
    Nn mi interessa tanto dei fazzoletti, ma riguardo agli alimenti che necessito, la Valis offre qualità al miglior prezzo.
    Come detto nn ho trovato nessun unico produttore.
    Questo perchè, per ogni prodotto cè ne uno.
    Ora, STRATEGICAMENTE PARLANDO DI MARKETING, sappiamo che l’IPER sta riducendo assai le vendite.
    Parlo riferendomi alla Lombardia, e in principale della zona Milano Bergamo Brescia.
    La grande I ha perso e sta perdendo numerosi clienti, per via della sbaragliata avanzata di noti gruppi: Esselunga in primis.
    Ora, lo stipulare accordi con i diversi e selezionati produttori, raggruppandoli sotto un’unica maschera (Valis), al fine di recuperare i clienti persi e contrastare l’avanzata della concorrenza, beh HA TUTTO IL MIO RISPETTO.
    Come ho detto i produttori, sono selezionati.
    I prodotti che ne scaturiscono sono ottimi, come qualità e prezzo.
    Queste è la formula per accedere a TUTTI noi consumatori.
    Riscrivo: Questa mossa credo sia stato una genialata di Marketing.
    Ho pututo riscontrarne gli effetti circa verso ottobre.
    Di preciso nn so da quando hanno introdotto la Valis, ma come tutti i progetti a lungo termine, ci vuole un po prima di innescare l’intera macchina di business.
    Pensare che mi sono messo a cercare come agente procacciatore della stessa, prima di realizzare il tutto.
    Grande I, e grande VALIS.

  17. Io ho avuto dei problemi con il latte intero VALIS, praticamente quando l’ho aperto dentro sembrava ricotta. Il problema più grande è contattare il servizio consumatori, sul sito Iper alla voce Contatti c’è da scegliere quale supermercato Iper contattare. Beh, non mi hanno mai risposto!!!

  18. Segnalo l’interessante mossa di Carrefour, che ha creato una gamma interna, raggruppando referenze (oltre 300, di cui l’80% food) dal prezzo basso, con il brand “Carrefour Discount”.
    Simile all’iniziativa Valis nella sostanza, ma (a nostro avviso) più ordinata e gradevole dal punto di visto dell’immagine; aspetto che come abbiamo detto non incide poco.

  19. Dico un parere da consumatore, che ha la sfortuna/fortuna di abitare vicino alla grande I.
    Io e il mio ragazzo siamo stati alla larga per lungo tempo da Valis. Addirittura ci ridevamo sopra e abbiamo fatto scherzi di compleanno (chiavetta Usb Valis). Poi poco alla volta, dopo qualche prova, abbiamo scoperto la bontà di alcuni prodotti: succo di frutta al pompelmo 100% senza zuccheri aggiunti, tonno, Corn Flakes, per citare quelli che conosco meglio.
    Lavorando nell’industria conosco bene l’operazione di etichettatura personalizzata attraverso la quale un produttore immette sul mercato prodotti sia a suo nome che vendendoli a chi vuole commercializzare a suo nome. Non c’è nulla di strano.
    Quello che però mi preoccupa è che l’abbattimento dei costi faccia concorrenza sleale a chi cerca di produrre in un ottica di sostenibilità. le cose devono avere un valore assoluto espresso in energia. Preferisco spendere di più ma sapere di aver pagato il contadino 10 centesimi al pomodoro anzichè 0 al contadino e 0,1 alla grande I

  20. io parlerò della grafica.
    ho come il sospetto che in realtà funzioni benissimo. quante persone al giorno d’oggi sono alla ricerca proprio di prodotti di bassa qualità? quante persone entrano in un supermercato e dirigono gli sguardi verso gli scaffali più bassi? io credo che una bella fetta della popolazione sia di questo tipo. iper con il marchio valis, si assicura così una copertura di TUTTA la popolazione, i ricchi che cercano presunta qualità nascosta dietro etichette ammiccanti e prezzi alti, e poveri che cercano la sopravvivenza in etichette scarne e poco luccicanti. il fatto che i supermercati iper siano invasi dai prodotti valis è un chiaro segno del successo di questa operazione.
    inoltre: sempre più la gente ragiona con la propria testa, sempre meno ragiona con vecchi preconcetti. che non sia una operazione tesa a precorrere i tempi, tempi in cui il consumatore leggerà solo prezzo, contenuto e luogo di fabbricazione?
    e poi: non è un semplice vizio culturale il fatto che la grafica valis ci appaia brutta? come apparirebbe la grafica valis a un commerciante del 1500? secondo me è tutt’altro che non studiata ad arte.

  21. ringrazio per gli ultimi due commenti. continuo ad avere l’impressione che si tratti di commenti non proprio “autentici”, bensì che vengano dalla “famiglia Iper”; viceversa, viva l’amore che il brand è in grado di generare… non posso che ribadire che l’idea della “gamma interna popolare” ci sta tutta, ma che con pochi accorgimenti capaci di incidere sulle percezioni di valore si potrebbe fare molto di più. nel complesso, parlare di scelte studiate a tavolino mi sembra ingeneroso… avrebbero potuto fare di certo di più… non sottovalutiamo le reali capacità della “grande I”…

  22. vorrei pubblicare una foto dove si vede l’etichetta del barattolo che dice fagioli ,poi lo apri e dentro trovi il pomodoro , alla faccia dei controlli !! ma daiiii questi sono prodotti cinesi poi etichettati qui in italia con la bandierina tricolore , vergogna
    p.s. voglio garantire che non è un montaggio ma è accaduto veramente

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