Car sharing e nuove frontiere del consumo: si fa sul serio!

In letteratura come nelle business practice a livello internazionale si assiste ad un crescente interesse per nuovi modelli di consumo, che mettono in discussione i concetti del possesso e della proprietà dei beni da consumare e si basano su forme di disposizione e di accesso innovative.

E’ in questa prospettiva che si inseriscono il baratto, di cui avevamo parlato con il caso Zero Relativo, e il car sharing, di cui vi parlo oggi.

Questi fenomeni riflettono una serie di cambiamenti importanti, nelle prassi sociali, negli stili di vita e nei valori di riferimento delle persone, sono influenzati in misura determinante dallo sviluppo del web e sono di certo alimentati anche dalla Crisi economica, che potenzia l’interesse verso modalità alternative di accesso alle risorse e di soddisfacimento, quindi, dei bisogni da parte delle persone.

Il punto è che la condivisione di determinate risorse (una casa, un ufficio, un’auto, ecc) non è per tutti (bisogna avere una certa apertura mentale, essere predisposti o “preparati” psicologicamente) e non significa solo risparmiare qualche decina o centinaia di euro, anche se questa possibilità può essere un driver o un fattore motivante importante. Entrano infatti in gioco anche fattori quali:

– la soddisfazione nell’individuare alternative intelligenti ai circuiti classici dello shopping e del consumo;
– le possibilità di networking;
– la sensibilità ambientale.

Parlando di automobili e trasporto, si possono avere, nella fattispecie, due ipotesi:

a) utilizzo in condivisione di un’auto, come nel caso Car2Go: qui si parla di noleggio di auto, che è formula da tempo conosciuta e utilizzata da molti, ma proposta in chiave innovativa, più smart… Scusate il gioco di parole: ci troviamo in quel di Milano (ma credo che l’esperimento si diffonderà presto altrove) e ci troviamo di fronte a un esercito di 450 Smart, da poter noleggiare in cinque punti della città.E’ un sistema di “mini-noleggio” estremamente flessibile, perchè:

– la flotta è ampia, quindi è molto difficile non trovare auto disponibili;
– una volta usata, l’auto la si può lasciare in qualsiasi parcheggio pubblico all’interno dell’area coperta dal servizio (circa 120 km quadrati), per cui l’utente è estremamente libero nell’utilizzo del mezzo (poco stress);
– non vi sono limiti di tempo nell’utilizzo dell’auto;
– non si pagano canoni fissi, ma la cifra (onesta) di 0,29€ al minuto.

Il meccanismo è semplice:
– ci si registra sul sito;
– si ritira una tessera presso il centro servizi;
– si individua l’auto più vicina tramite computer o smartphone (chiaramente, c’é un’apposita App);
– arrivati all’auto, si inserisce un codice, si risponde a qualche domanda sulla pulizia dell’auto e si parte;

b)condivisione del posto auto, come passeggero o conducente, come avviene, ad esempio, con Bla Bla Car. Il gioco è semplice: tramite il sito si può segnalare la tratta che si intende compiere in data xy e aspettare candidature da parte di aspiranti compagni di viaggio, oppure si possono consultare le tratte già caricate e candidarsi come viaggiatori ospiti, a fronte della condivisione, chiaramente, dei costi di viaggio. E’ una bella possibilità per abbattere i costi degli spostamenti, non c’é dubbio, soprattutto ora che fra rincari di pedaggi e carburante, sono proprio dolori, ma questo non è l’unico plus. Già, perché ascoltando i racconti di un po’ di amici che usano il servizio, emergono altri due aspetti importanti, fra loro strettamente collegati:

– la possibilità di avere compagnia, soprattutto nel caso di lunghi tragitti;
– la condivisione di esperienze e punti di vista, per cui spesso puoi conoscere persone davvero interessanti e affini. Da questo punto di vista, sebbene non abbia dati certi, emerge il profilo di massima di un utente-tipo che sembra essere persona open-minded e “interessante”.

Queste tendenze determinano alcune importanti implicazioni manageriali:

a) da un lato emergono nuove opportunità di business (vedi, appunto, BlaBlaCar e simili), a patto che si sappiano identificare modelli di business efficaci e sostenibili (sfida centrale);

b) dalll’altro lato, nei circuiti di mercato tradizionali le imprese sono chiamate a ridefinire il rapporto con i propri consumatori e i propri processi del valore, a cavallo fra vecchi e nuovi circuiti del consumo. In tal senso, si pensi che negli USA, in particolare, una quota crescente di nuove auto è assorbita dai circuiti di car sharing e il rapporto tra impresa di produzione e utente finale perde di intensità.

Anche qui, molto ancora va scritto, per cui sono fenomeni da seguire con attenzione.

Fulvio for Experyentya

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