Wincity: il posizionamento scivoloso della “Città del Gioco”.

Come scrivo spesso, questa pazza società postmoderna sta partorendo un sacco di concept e format di business, che fanno leva prevalentemente su emozioni, paure, esperienze, ansie, relazioni, ricerca del particolare.

E’ una società attirata da “mondi possibili“, o meglio, da situazioni e contesti dove tutto possa essere possibile, magari anche solo per un giorno (leggi qui).

Una società che cerca disperatamente “certezze”, una società, però, che – lo sappiamo – vive anche il dramma ed il caos della Crisi, che, come abbiamo visto, ad esempio fa proliferare i “Compro Oro”, per intercettare il crescente bisogno di liquidità di molti, alle prese con serie difficoltà di arrivare alla famosa “3a settimana”…

In tutto questo, è interessante analizzare il fenomeno del “gaming“, di cui sul Lab spesso abbiamo parlato.

La cosa che mi sembra triste ed evidente è che se già prima si giocava molto (perché inseguire la fortuna è un naturale passatempo di moltissimi), oggi tanti (forse in numero pericolosamente crescente) cercano rifugio nel gioco, un po’ per esorcizzare le “ansie da Crisi”, un po’ per cercare di “fare il colpo della vita, che metta a posto tante cose”

Così, se ci avete fatto caso, stanno proliferando in paesini e città sale da gioco e centri di scommesse.

E come sottovalutare, poi, la potenza del web, come veicolo di promozione del gaming off-line, oppure come piattaforma di gaming a sé stante?

Il problema è che negli ultimi tempi le tentazioni per piccoli e grandi giocatori sono in aumento e – a dire il vero – sembra che lo Stato poco filtro faccia su quella che per molti purtroppo diventa fonte di piccoli e grandi disfatte. Del resto, ci guadagna…

Prima di passare al particolare caso oggetto del post, voglio citare tre casi:

1) 10eLotto, formula inventata da Lottomatica per invogliare al gioco del Lotto, che in questa versione diventa più “istantaneo” e, per molti, succulento. Diciamo, meno per intenditori di “smorfia” e combinazioni statistiche e più per chi intende tentate la fortuna, in modo più “disimpegnato”;

2) WinForLife, ingegnoso meccanismo di gioco, che rende più credibile la  promessa della vincita. In sostanza, rinunci all’idea di poter vincere un enorme bottino erogato in un’unica soluzione (cosa che per molti effettivamente è percepita come una eventualità davvero poco probabile), andando incontro a maggiori possibilità (percepite) di ottenere un “assegno a vita”, che non ti farà campare da nababbo, ma che di certo ti potrà dare tranquillità;

3) Tombola.it, dove il classico gioco natalizio e nazional-popolare viene trasposto sul web, ringiovanito, ma soprattutto “destagionalizzato”.

Ma veniamo alle “Cittadelle del Gioco“, un format del colosso del gaming in Italia, Sisal.

Si chiamano Wincity: quasi 1.000 mq di slot e videolottery, di solito in pieno centro. Lo stile vuole essere rilassato, “morbido”, molto centrato sull’intrattenimento, che accompagna il Gioco, lo stempera, lo rende appetibile per molteplici target e momenti della giornata.

Insomma, già messa così la cosa sembra complessa e alquanto border-line…

E’ sostanzialmente il “templio del gioco d’azzardo sdoganato“, all’insegna del manifesto del “gioco responsabile”.

Il primo centro è stato aperto a Milano nel settembre 2010, ma presto altri ne sono venuti alla luce, prevalentemente al centro-nord.

Come abbiamo accennato, il format di questa “oasi del gioco“, dove se non tutto, ma molto, sembra consentito, anche alle persone più “normali”, si regge in buona misura sull’intrattenimento, secondo la logica “eat-drink-play“.

Della serie: “non vieni per rovinarti, ma per passare qualche momento di svago, magari anche in pausa pranzo e, nell’occasione, tenti un po’ la fortuna, ma senza rischiare troppo“…

In pratica, si tratta di una sala da gioco con 100 videolottery, che vanno dalle slot alle roulette, fino ai giochi di carte, ma tutti sotto forma di videogame.

Per giocare, si possono inserire monete (dai 50 centesimi in su), banconete (anche da 500€…), oppure uno scontrino, che la cassa rilascia dopo aver addebitato la carta di credito, per quei clienti che vogliono spendere di più, che non hanno con sé contanti in quel momento, oppure, semplicemente, che non vogliono far vedere agli altri quanto giocano.

La differenza rispetto a un Casinò?

Niente tavoli, niente poker Texas Hold’em, al massimo 100 macchinette, niente identificatore all’ingresso, nessun particolare “dresscode”.

E fra un click e l’altro si può bere, mangiare, stare con gli amici, passare un po’ di tempo, come se si fosse in un normale locale da aperitivi o ristorante.

E venendo a un po’ di dati:

  • 1.000 visitatori al giorno, in media;
  • 50% il pubblico femminile (dato molto interessante);
  • estremamente vasto il range di età dei giocatori.Ecco una giornata-tipo:
    – di solito al mattino il traffico è abbastanza calmo;
    – in pausa pranzo il locale si riempie, con gli impiegati che mangiano e giocano;
    – nuovo boom nella fascia oraria dell’aperitivo, con un pubblico anche più giovane;
    – si tira poi avanti con il “popolo della notte”, visto che si chiude alle due.

    Interessante la conformazione (estremamente variegata) della clientela:

  • il “patito“, che gioca proteso verso la macchina e parla a voce bassa con il video;
  • il “giocatore curioso“, che si reca nel locale con gli amici e cerca di mantenere un certo distacco, che il più delle volte perde;
  • il “formale“, che percepisce il locale alla stregua di un Casinò e vi si reca vestito di tutto punto;
  • un’ampia schiera di “persone comuni” (lavoratori, coppie, gruppetti di amici), che non entrerebbero mai in un Casinò, ma che non giocherebbero nemmeno alle “macchinette del bar” e che difficilmente si cimenterebbero nel gioco on-line, ma che ogni tanto la fortuna (che sia con il “grattino”, piuttosto che con il Superenalotto) la tentano e che vedono la visita al WinCity come un diversivo, senza particolari aspettative, magari, come visto, anche in occasione della pausa-pranzo.Non so, queste cose mi fanno paura e ritengo che bisognerebbe fare molto più filtro. Del resto, quando ci sono molti soldi in gioco, gli interessi coinvolgono molte, troppe parti.Dal punto di vista delle dinamiche di mercato e di consumo, qui è evidente che rivestendo il gioco di intrattenimento, facendolo percepire come una delle tante possibili modalità per trascorrere il proprio tempo libero, conferendo al meccanismo semplicità e informalità, beh, è ben difficile che l’area del desiderio, dell’adrenalina, delle esperienze capaci di alterare lo status quo giornaliero non creino le condizioni per rendere la sfida alla sorte uno sfizio decisamente irrinunciabile
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7 commenti

  1. Anche a me fanno un pò paura queste cose, per un motivo.
    In un libro molto interessante (“The Behavior Gap” http://www.ibs.it/libro+inglese/richards-carl/the-behavior-gap/9781591844648.html) si dice che sostanzialmente le persone non dovrebbero temere tanto la crisi, perchè con una più oculata gestione delle proprie finanze personali possono vivere bene lo stesso, facendo le stesse cose, arrivando tranquillamente alla fine del mese. Tutto sta a non “fare cose stupide con i soldi”, ossia a non cedere agli impulsi guidati dalle emozioni e (come in questo caso) dai sogni e dalle possibilità di improbabili vincita.
    Quello che mi spaventa, è che da una parte la società è assolutamente razionale nei propri comportamenti, riducendo e razionalizzando i consumi in maniera drastica, con grande attenzione. Dall’altra, però, è completamente irrazionale: quando si giocano decine di € al mese, ad esempio, inseguendo sogni che sa benissimo che non arriveranno mai.
    Ecco, queste città del gioco le vedo un pò come “fabbriche dell’irrazionalità”, luoghi dove le persone non vanno a soltanto a passare un pò di tempo, ma vanno a comportarsi in maniera assolutamente opposta rispetto a quella “usuale”. Anche l’atmosfera che si respira dentro è piuttosto surreale.
    Non so, ma io cerco di frequentarli il meno possibile… 🙂

  2. Bell’articolo, molto interessante. A me questa situazione fa paura, perchè questo mondo attira troppa gente e spesso il gioco diventa una malattia (la ludopatia). Il fatto che dietro ci sia una strategia ben definita dei Monopoli di Stato e di SISAL fa capire quanto sia importante questo mercato. Niente è lasciato al caso in tutto ciò, specialmente le pubblicità. Esempio perfetto è dato dallo spot televisivo di SISAL del Superenalotto, che fa passare il messaggio “gioca una schedina per avere il diritto di sognare…)così magari con la vincita puoi “asistemare tutta la compagnia”. Da quella pubblicità si capisce come loro studiano bene le paure, le emozioni e i pensieri quotidiani della gente, che in questo periodo di crisi sono più rivolti ai problemi da risolvere, spesso dovuti a mancanza di soldi, disoccupazione dei figli, o anche di parenti che non arrivano a fine mese. Mi dispiace che a speculare ci sia di mezzo anche lo Stato.

  3. L’idea “delle oasi del gioco” presenta degli aspetti molto interessanti come un luogo di ritrovo e di socializzazione, la cosa che mi preoccupa decisamente è che questi possano essere visti solo come luoghi di “speranza” con la possibilità di poter racimolare qualcosa.
    Lo Stato, come citato nel commento di Fabio, investe molto su questo aspetto e anche dal mio punto di vista la considero una cosa di pessimo gusto…

  4. Già Cavour descrisse il lotto come la “tassa sulla stupidità”, perché le probabilità di perdere sono troppo a favore del banco (lo Stato, guarda caso). Statisticamente il più favorevole al giocatore è la roulette, e infatti personalmente sono andato 6 volte, tre ho vinto e tre ho perso. Bene così. Diverso è il caso delle scommesse, visto che qui entra in gioco la competenza. In tutti i giochi, però, l’intelligenza e la misura sono fondamentali, per questo resta sempre valido il detto di Cavour…

  5. Grazie, Tiziano, per la citazione storica. In effetti, sì, è così, però in determinati periodi storici e verso determinate fasce di popolazione certe “sirene” diciamo che andrebbero sottoposte a controlli più attenti. Lì il marketing può davvero fare danni… Buona domenica!

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