L’aperitologo. Quando la chiacchiera diventa terapeutica.

Lo Psicologo cambia pelle… Ed era ora!

Sì, lo sappiamo bene; è uno dei settori “barrierati”, corporativi, dove non è per niente facile proporre innovazioni sostanziali.Sia chiaro, quando si ha a che fare con “cose delicate” è bene che vi sia un filtro, che vi sia controllo su formule proposte e regole del gioco, però bisogna stare attenti a non fare “demarketing”.

Credo sia oggettivo che per molti la categoria di psicologici e psicanalisti (lo so, sono due cose diverse, ma per molti sono la stessa roba…) sia uno spauracchio “da tenere alla dovuta distanza”…

Già, chi ci andrebbe mai?

Devi proprio essere costretto, altrimenti…

In realtà, come spesso ho detto ad alcuni amici psicologi, il loro mercato potenziale è incredibilmente più ampio di quanto dicano i numeri attuali.

Il motivo è semplice: vi sono molte barriere psicologiche, che allontanano i più dalla “chiacchierata terapeutica”, “rilassante”.

Già, perché non considerando i casi di patologie e problematiche particolarmente complesse e gravi, sono certo che sarebbero davvero molti a poter trarre giovamento da una “bella chiacchierata” con qualcuno capace di ascoltare, gestire i feedback e far emergere mondi interiori, ansie, preoccupazioni, speranze, piccoli e grandi grattacapi quotidiani, che più o meno ognuno ha e che possono diventare un macigno, se non si trova la giusta valvola di sfogo.

Per intercettare questa corposa ed interessantissima domanda latente, i “professionisti della chiacchiera e dell’introspezione” dovrebbero poter pensare a nuove formule, a nuove logiche di posizionamento, per fuoriuscire dal pericoloso vissuto dello “strizzacervelli”.

In tal senso, bisognerebbe intervenire, in particolare, sul “prodotto” (cosa si propone e si cerca di vendere al mercato) e sulla comunicazione, per far venir voglia di trascorrere “quel paio d’ore” (non necessariamente sul famigerato “lettino”, anzi…).

Alla stregua di un paio d’ore a “scaricarsi” in palestra, o in una bella vasca idromassaggio, oppure con qualche buon amico, “a bere una cosa”.

Perché no?

In tal senso, mi ha colpito molto l’iniziativa dell’“Aperitologo”, lanciata nel 2010 a Milano dai creativi di Unconventionall Gens.

Il primo “aperitivo con lo psicologo dentro” si è tenuto con il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia (un segnale importante di apertura) ed è stato un successo, con 400 presenze, di cui il 70% rappresentato da donne.

L’aperitivo, si sa, è un momento conviviale e distensivo, per cui quale miglior luogo per abbassare le proprie barriere e rompere il ghiaccio?Peraltro, il format dell’Aperitologo prevede, oltre alla possibilità di chiacchierare in modo rilassato con “gli esperti” (qui in veste meno “minacciosa”), anche massaggi shiatsu, sedute di “psicoacustica(20 minuti di suoni capaci di indurre uno stato meditativo), ironici “confessionali laici” e un angolo ricette, con un cuoco e “una nonna”.

Decisamente interessante, nell’epoca in cui si rincorrono ascolto, attenzioni e nuove certezze.

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