Storia di una sponsorizzazione felice: Dacia, Udinese Calcio e… le affinità elettive.

Abbiamo già parlato in passato di quanto stia cambiando il “business” del calcio (ad esempio, qui). Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata già tanta, ma tanta.

In generale, per chi un po’ o tanto è appassionato di questo sport, è infatti evidente che oggi il calcio sia l’emblema di una profonda trasformazione dell’economia globale, con connessioni sempre più forti fra mercati-Paese e settori (sempre più convergenti) e con la prepotente ascesa di nuovi protagonisti, o aspiranti tali.

Ecco, così, giusto per citare un caso emblematico, che la Cina importa” allenatori, manager e giocatori, ancora “nel pieno delle proprie facoltà”, oppure che cerca di entrare dalla porta principale nei più quotati campionati europei (ai posteri l’ardua sentenza…).
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Per non parlare dell’ingresso nel calcio che conta dei ricchissimi investitori russi, nonché dei petroldollari mediorientali.ffp-psg

E nel frattempo, se si affacciano sulla scena questi nuovi magnati, ecco sparire progressivamente, in Italia, la figura del “patron”, capace di svenarsi per riempire il proprio ego e “far girare il giocattolino”.

Ecco, ancora, affinarsi sempre più le formule pressoché perfette di Manchester United, Real Madrid e Barcellona, ovvero modelli costruiti sulla “scientifica” valorizzazione dei brand e di tutto quello che può girare attorno alla capacità attrattiva del pallone e della fede calcistica.
dsc_00552Si parla in particolare di sponsorizzazioni, di riconcettualizzazione degli stadi (sempre più “palcoscenici esperienziali”), di merchandising, di capacità di stringere alleanze capaci di riempire di valore gli spazi di tempo libero di tifosi, apostoli, appassionati e delle loro famiglie.

In tutto questo, emerge fortissimo il tema della (sana) governance e dei modelli di business delle società di calcio.

In tal senso, sarebbe troppo semplice parlare del “modello Juventus”, dove, ad esempio, è chiarissimo a tutti quanto la sagace gestione di uno stadio pensato “a propria immagine e somiglianza” possa essere un plus rilevantissimo, per molteplici pubblici: per il tifoso, estasiato dalla possibilità di vivere un’esperienza vincente ed esaltante in ogni suo momento, così come per gli investitori, consapevoli di poter trovare in un “contenitore” del genere una molteplicità di occasioni per ottimizzare la resa dei propri investimenti in comunicazione. Senza trascurare l’effetto di tutto questo sui calciatori, trasformati in guerrieri imbattibili di un’arena “spietata”.

Fra i vari modelli interessanti, mi soffermo su quello dell’Udinese Calcio.

La strategia di fondo, su cui è basato il grosso del ritorno sugli investimenti, è simile a quella di società come l’Atalanta, per capirci. Tutta solidità societaria e sale in zucca, per valorizzare giocatori su cui realizzare importanti plusvalenze. Magari la squadra bergamasca punta più sui giovani del vivaio, mentre i friulani più su talenti grezzi scovati ai quattro angoli del globo, ma la sostanza è quella.
sport_calcio_italiano_udinese_sampdoria_dinatale_sanchez_ansaPer il resto, basta andare sul sito della società bianconera per rendersi conto di tante cose. Su tutti, il forte legame con Dacia, main sponsor del club e anche “titolare” della paternità sullo stadio, la Dacia Arena.

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Lo stadio è di certo al momento fra i più belli d’Italia e la cosa interessantissima è che strizza l’occhio con grande decisione alle famiglie, con l’intento di “aprire le porte” il più possibile anche ai “non tifosi”, con una serie di servizi dedicati, per consentire loro di condividere la passione del calcio con i propri cari e, nel frattempo, trascorrere tempo libero piacevole, di qualità.

xag-5c2fd83053aad935853f3e461db58ae4-ita-2476L’aspetto di maggiore interesse, su tutti, è la fortissima coerenza e comunanza di valori fra quelli del brand e quelli del club (e del territorio ospitante).

I modelli Dacia vogliono essere affidabili, onesti, solidi. La promessa è di stare dalla parte del cliente, di dargli valore, senza fronzoli. Le auto Dacia non vogliono essere maestre di stile, ma dei “sani punti di riferimento”.

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Insomma, un caso di evidenti affinità elettive, che rendono l’investimento a supporto del brand più “sicuro”.

E’, infatti, una logica di sponsorizzazione ben diversa da quella – semplicistica – dove si prende l’atleta top del momento e si cerca di convincerlo/a a promuovere, fra gli altri, anche il nostro brand. Questi “animali da copertina” sono come degli alberi di Natale viventi e ognuno cerca di piazzare il proprio addobbo…

Quanti di noi credano realmente all’appassionata adesione del campione o campionessa di turno alla data causa è un tema che le aziende dovrebbero considerare. Questo vale per la scelta di chi sponsorizzare, così come per la scelta del testimonial.

Insomma, il messaggio è attenzione ad agganciarsi in modo aprioristico alla vita del personaggio di turno, perchè l’effetto boomerang è dietro l’angolo… Basti ricordare il caso Nike vs Armstrong

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Che dire… bravi quelli dell’Udinese!

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