“MangiaBeviAscolta”: quando il territorio si nutre di relazioni. Un approccio diverso al marketing della fede.

Da quando ho creato il blog di Experyentya ho avuto la possibilità di conoscere tante persone e storie diverse. Sono in particolar modo gli studenti a partecipare, per chiedere approfondimenti, proporre considerazioni o raccontare i propri sogni o progetti di start-up.

Questa volta, invece, mi ha scritto il parroco – Don Marcello – di una bellissima località (Pula) dell’aspra e affascinante terra di Sardegna. Inutile dirvi che sono rimasto stupito, in primis perché il nostro approccio è manifestamente laico e “critico”, poi perché, oggettivamente, tutto ti aspetti tranne che un sacerdote possa ritenere delle letture di marketing una fonte di ispirazione
Così, ho avuto piacere di approfondire e ho scoperto una realtà estremamente interessante.

Don Marcello è un parroco moderno, che mi sembra concepisca il suo ruolo in senso molto positivo (come dovrebbe essere sempre…), ovvero come possibile punto di riferimento per la comunità di appartenenza, come custode di un luogo di dialogo, ascolto e confronto, anziché (ottica dogmatica) ritenersi portatore di verità indissolubili e di un sapere da trasmettere in modo verticale, secondo schemi polverosi…

C’è da dire che Don Marcello si è laureato in Economia ed è un appassionato del marketing e questo di certo incide sul suo approccio. Don Marcello, infatti, organizza molteplici eventi oltre a quello di cui vi parlerò fra poco più nel dettaglio.

Sono tutte “esperienze” studiate per essere coerenti con il posizionamento complessivo del territorio (un territorio che stimola cuore e spirito, senso di libertà e sentimenti autentici), con l’obiettivo di aprire le porte della Chiesa ai turisti, concependo la stessa come centro di vita e di relazioni significative, come punto di incontro, confronto e condivisione.

Le iniziative promosse da Don Marcello si contraddistinguono per due aspetti-chiave:

a) l’utilizzo di codici di comunicazione freschi;

b) la creazione di esperienze che favoriscano l’incontro fra persone e interazioni conviviali, mettendo al centro la condivisione delle bontà enogastronomiche di un territorio che, anche da questo punto di vista, ha moltissimo da offrire.

In questo modo, la Chiesa supporta anche l’Amministrazione nella messa in scena e valorizzazione in chiave autentica e relazionale delle proprie delizie e delle proprie tradizioni, secondo logiche marcatamente mediterranee.

parrocchia dimensione estate

E’ proprio in quest’ottica che è stata concepita l’esperienza “MangiaBeviAscolta“, di cui Don Marcello ci parla nell’intervista che vi propongo di seguito.

locandina mangia e bevi
1) Caro Don Marcello, ci spieghi in che cosa consiste l’esperienza che hai progettato e come è nata l’idea?

Si tratta di un progetto nato dalla consapevolezza che il turista è un “ospite del territorio“, da accogliere nel migliore dei modi.

Egli non cerca solo beni e servizi, ma, soprattutto in un territorio come il nostro, può essere interessato a proposte che riguardino lo spirito.

In tutto questo, la parrocchia è il luogo elettivo per esaltare la dimensione spirituale della persona.

Il concept dell’esperienza “MangiaBeviAscolta” ruota attorno all’abbinamento dei prodotti eccellenti del nostro territorio (pane, vino, ortaggi), con la tradizione musicale locale rivisitata in chiave moderna e l’ascolto del Vangelo al di fuori dal contesto strettamente sacro.

L’obiettivo è di proporre al turista un’esperienza fuori dal comune: per capirci, abbiamo immaginato il refettorio di un monastero a cielo aperto, nel quale si mangia, si beve, si parla e ci si ascolta, senza voler “vendere nessun prodotto”, in un clima familiare, che favorisce l’ascolto dell’Altro con la A maiuscola.

Ho voluto proporre ciò che mi compete (il Vangelo) in una forma esperienziale nuova, che giocasse su curiosità, emozione e sul bisogno di stare insieme.

2) E’ possibile pensare a qualcosa di simile anche per i residenti, nella logica di un continuum del rapporto con i fedeli, secondo logiche relazionali, autentiche, dove, alla fine, prete e parrocchia del paese incarnano ancora di più il carattere di fulcro relazionale della comunità, ma in chiave meno canonica e, nelle percezioni di qualcuno, probabilmente meno “dogmatica”?

L’esperienza, in realtà, è aperta anche ai residenti. Del resto la parrocchia è una comunità che in estate accoglie gli ospiti. Dico spesso ai miei parrocchiani che Pula non è solo un bellissimo territorio dal punto di vista paesaggistico e scenografico; bellissime sono anche le persone che lo abitano.

Quanti vengono da noi per le vacanze, non sono anonimi collezionisti di bellezze territoriali, sono persone che hanno un’anima e sono alla ricerca di una bellezza che superi quella dell’immagine da cartolina. Cercano la bellezza di un popolo. Eventi come questo tendono a creare opportunità relazionali tra residenti e turisti.

Per quanto riguarda, poi, il “post-Messa“, come lo chiami tu, è un momento che potrebbe essere valorizzato diversamente. Da qualche parte c’è qualche esperienza a questo riguardo. L’agape fraterna dopo la celebrazione dell’Eucaristia ha radici nella tradizione della Chiesa primitiva.

3) Tornando all’esperienza, quali sono i principali commenti che i partecipanti fanno, quali sono le principali emozioni, sensazioni che hai notato?

Anzitutto vengono colpiti dai particolari curati in ogni aspetto. Pur non essendo una liturgia, l’evento mantiene comunque un certo linguaggio simbolico, rituale, che risponde all’esigenza umana di vivere un’esperienza globale, che coinvolga l’intelletto, i sensi, gli affetti, i sentimenti.

MangiaBeviAscolta” viene descritta di solito come una “bella esperienza”, nella quale la parola del Vangelo si ascolta con particolare interesse e piacere.

Alla fine, ciò che si mangia – ancorché molto gustoso – è una componente marginale rispetto a ciò che l’esperienza trasmette nel suo complesso. I partecipanti dimostrano un “appagamento” a livello più profondo. Insomma, evidentemente non è un momento di semplice degustazione, come avviene in altri contesti turistici, e questo è un plus anche per il posizionamento del territorio.

4) Rispetto all’idea che ti è venuta, conta, in qualche misura, il nuovo “mood” impresso da Papa Francesco?

Di Papa Francesco mi colpisce la semplicità e l’attenzione alla persona, in tutte le sue dimensioni. Il suo continuo invito a uscire per incontrare le “periferie” mi piace intenderlo come invito a uscire fuori dalla Chiesa per incontrare tutti, anche quelli che in Chiesa non vengono.  L’invito a prendere posto a tavola nel “refettorio a cielo aperto” è rivolto a tutti. È una bella occasione per avvicinare anche chi forse è in ricerca o chi vive un momento difficile o anche chi si lascia prendere dalla semplice curiosità.

Beh, devo dire che Don Marcello ha le idee chiare e sono idee interessanti. Detto da un super-laico come me… Bella esperienza! Mi è venuta voglia di provare e questo è significativo.

Da qui, alcune considerazioni finali:

a) è un diverso modo (meno scontato, meno forzato, più autentico) di guardare al rapporto fra marketing, valorizzazione del territorio e fede, secondo logiche di “riconcettualizzazione”;

b) in un’era in cui siamo un po’ tutti alla ricerca di punti di riferimento e certezze, qui si lavora in modo ampio sul bacino di utenza, secondo logiche di segmentazione concentrata.

Fulvio for Experyentya

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4 commenti

  1. be devo dire di apprezzare il parrocco, non è da tutti sicuramente, ma potrebbe essere la chiave per valorizzare i territori, soprattutto quelli piccoli (per intenderci con visibilità scarsa – sconosciuti). perchè ok, obiettivo attrarre i turisti (in questo caso un target di nicchia) ma cmq pensando a realtà molto piccole ove nn potrebbero puntare al turismo (almeno all’inizio), sicuramente rendere partecipi i concittadini potrebbero dare 1 continuità e rendere pratica l’idea e 2 di creare un ambiente soft e attrattivo allo stesso tempo (in base all’attrattività potrebbe essere allettante anche per altri conquistando una nuova platea), che li può rendere celebri e quindi ecco la chiave per attirare turismo.
    Perchè parliamoci chiarmente le mete sono sempre le stesse, invece l’idea che ha avuto il parroco è intrigante, bravi ad entrambi per credere nell’idea, cmq. potrebbe essere visto in quest’ottica, secondo te?

    • Mi fa piacere
      raccogliere l’interesse per l’idea, che vuole essere anzitutto il segno di una
      prospettiva, di un interesse, di un cammino. Sottolineo che l’idea nasce dal
      forte desiderio proporre il Vangelo (il proprium di ogni prete e di ogni
      comunità parrocchiale) in modo tale che esso possa raggiungere, attraverso linguaggi
      nuovi e contestualizzati, anche quelle persone, che per vari motivi, non
      avessero contatti con la liturgia, la catechesi e quant’altro. Si tratta del
      tentativo di allargare il target dei destinatari facendo leva sulle
      caratteristiche del territorio, le quali favoriscono l’emergere della
      dimensione spirituale della persona. L’orientamento ai destinatari (turisti – ospiti
      da accogliere) tiene conto del fatto che essi, in vacanza, desiderano “di-vertirsi”,
      cioè soddisfare bisogni talvolta trascurati nella quotidianità: relazioni
      autentiche, riscoperta del sacro, dialogo, ascolto, condivisione di altre
      culture e tradizioni. Detto questo, l’obbiettivo
      è quello di rispondere, in sinergia con altri progetti tesi alla valorizzazione
      del territorio, alla domanda di beni spirituali, con un’offerta che ripropone
      in chiave simbolico-esperienziale, è proprio il caso di dirlo, il “prodotto
      Cult” del cristianesimo che vanta 2000 anni di storia.

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