“Contadino per un giorno”: diario di un’esperienza mediterranea

Questo post lo scrivo con particolare piacere, visto che si tratta della prima esperienza realizzata con gli amici di Elation (alias Wish Days) e visto che vede coinvolto mio padre e la mia terra.

Tempo fa, infatti, avevamo pensato con i vulcanici “produttori di esperienze” di Verona di inserire nel loro catalogo l’esperienza di vivere una giornata da contadino, constatando le numerose richieste che gli erano pervenute fino a quel momento per un’esperienza simile, ossia passare una giornata in alpeggio.

Così, venendo da una famiglia di antiche origini contadine e venendo da un luogo (la Costiera Amalfitana) dove terra e mare si fondo in modo decisamente suggestivo, il gioco è stato presto fatto.

Nel dettaglio, si è pensato ad un percorso che:

  • desse la possibilità di scoprire o riscoprire le sensazioni, l’atmosfera, lo stile di vita di un mondo genuino ed autentico come quello contadino;
  • desse la possibilità di mettersi alla prova con sé stessi, per acquisire nozioni e competenze su  un “saper fare” che richiede notevoli abilità e concentrazione. In tal senso, si pensi alla potatura di una pianta, oppure a zappare il terreno, che non è affatto banale, come invece molti erroneamente pensano;
  • permettesse di gustare i sapori di alimenti semplici, ma naturali e di grande qualità, grazie alla colazione (pane ed olio, formaggio, vino spillato direttamente dal cliente e bevuto nel classico “mezzo limone svuotato”) ed al pranzo contadino;
  • desse anche la possibilità di vivere momenti contemplativi (il “giardino”, sede dell’esperienza, è localizzato in uno degli angoli più suggestivi della Costiera) e di unirvi anche un’occasione per tenere allenato il fisico, visto che per arrivare sul posto il cliente deve percorrere un sentiero di circa 45 minuti, fra gradoni e falsipiani, ma sempre immersi nel verde ed avvolti in un’ambientazione da sogno, soprattutto per chi è abituato a vivere la quotidianità di città chiassose ed “impazienti”.Insomma, una bella occasione per “rallentare” ed un’esperienza in pieno “stile mediterraneo”perchè:
  • consente di “mettere in scena” i luoghi in modo non forzato, esaltandone le peculiarità più autentiche e mettendo in connessione sistemica il sapere delle persone, la bontà dei prodotti del territorio, le bellezze paesaggistiche, il background culturale locale;
  • consente di stringere relazioni calde fra le persone. Vorrei soffermarmi in particolare su questo
    punto, a mio avviso cruciale.

    Gran parte del valore percepito dai clienti è frutto proprio possibilità di entrare in contatto con una persona (“il contadino”) che sappia trasmettergli sensazioni ed esperienze, coinvolgendoli nel racconto di tutto un “mondo” che ruota attorno alla vita quotidiana di chi dedica passione e fatica ad un lavoro in genere poco remunerativo e, in una zona morfologicamente complessa come la Costiera Amalfitana (dove, per farvi capire, si trasporta tutto su spalla e trattori non se ne possono usare), men che meno.C’è quindi la componente relazionale fra chi produce materialmente l’esperienza e gli “ospiti” e co-protagonisti del processo, ma c’é anche l’importantissima componente delle relazioni fra i fruitori stessi dell’esperienza; nella fattispecie, una coppia.

    Qui, il portato dei momenti vissuti, che vanno ad innestarsi in dinamiche fatte di complicità e di desiderio di scoperta, possono dar vita ad una vera e propria alchimia.

    Tutto questo, evidentemente, esalta l’importanza per gli experience gift provider di scegliere con attenzione i fornitori delle varie esperienze che compongono la loro offerta (a monte, bisogna fare la scelta giusta in termini di segmenti da raggiungere e di tipologie di prodotti-esperienze da tenere in assortimento) e di presidiare comunque efficacemente i “momenti della verità” inclusi nelle esperienze inscenate.

    Fortunatamentequesta prima esperienza è stata venduta a persone molto garbate, che si sono prestate a rispondere ad alcune domande, che ci hanno permesso di acquisire ulteriori utili elementi su questo tema e sulle determinanti di marketing.

    Ho chiesto loro, ad esempio: Qual è l’occasione di acquisto che vi ha spinto ad acquistare un “cofanetto esperienziale” e quali alternative di shopping avevate preso in considerazione?

    Interessantissima la rispostal’idea è venuta a “lei”, in occasione del compleanno del partner, con l’obiettivo di regalare qualcosa di originale, che potesse lasciare il segnoche fosse diverso dai regali già fatti in passato.

    Da questo punto di vistacome capita spesso, la nostra amica aveva l’impressione di “aver regalato già tutto”, quindi c’era un po’ di “stress da regalo”.

    L’aspetto curioso è che una volta acquistato il cofanetto, lei ha pensato di “impacchettarlo con un grappolo di pomodorini in una confezione regalo”, quindi di personalizzarlo ulteriormente, per renderlo ancora più “unico”.

    Questo conferma un aspetto importantissimoossia il “valore personale delle esperienze” rispetto ad altre tipologie di “prodotti” e, in particolare, di regali.

    Seconda domanda: Che cosa (fattore + importante) vi ha spinto proprio verso i cofanetti?

    Rispostal’idea di poter trascorrere una giornata insieme per staccare dalla solita routine, per cambiare aria.

    Altro elemento confermato: il valore delle esperienze risiede molto nella loro capacità di “alterare” lo status quo individuale.

    Terza domanda: Dopo aver acquistato il cofanetto, che cosa vi aspettavate di vivere? A cosa pensavate di andare incontro?

    Rispostasicuramente un momento di relax, distensione, spensieratezza. Questo conferma la validità della segmentazione del mercato delle esperienze su base comportamentale e, nella fattispecie, sulla base dei benefici esperienziali ricercati.

    Quarta domanda: Quali sono le cose che avete apprezzato di + dell’esperienza vissuta?

    Risposta:

    – la location (“il palcoscenico“);
    – l’ambiente rustico (“l’atmosfera“);
    – la
    possibilità di apprendere storie, metodi  (soprattutto la pratica dell’innesto) e la fatica del lavoro contadino (“dimensione dell’apprendimento e dell’immersione nell’esperienza“);
    – la disponibilità del
    contadino e la passione che lo spinge a continuare la sua “missione” (“il commitment“);
    – il
    formaggio, il vino nel limone-bicchiere, la fresella con i pomodorini e l’olio locale (“i prodotti del territorio“);
    – i
    coniglietti (“il particolare“).

    Insomma, in un mondo che cambia e ricambia pelle sempre più in fretta, il recupero delle tradizioni, del locale, del valore intrinseco delle relazioni può fare la differenza e questo aspetto non può assolutamente essere trascurato, sia dalle imprese, sia – ma direi soprattutto – da parte di chi gestisce o opera sul territorio.

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